Martedì 27 febbraio, ore 17:00
Sala conferenze della Biblioteca Statale “S. Crise”, Largo Papa Giovanni XXIII n.6
Incontro con la prof.ssa Monica Randaccio
A cura del prof. Paolo Quazzolo
Molly Sweeney del drammaturgo irlandese Brien Friel è un testo di grande rilevanza nel panorama del teatro il lingua inglese. La storia narra la tormentata vicenda della protagonista, che non vedente dalla nascita, riacquista la vista per un momento per regredire subito dopo in una condizione di ‘visione cieca’. La ‘visione cieca’ è un raro fenomeno neurologico, secondo cui i pazienti riescono ancora a rispondere a stimoli visivi senza però averne coscienza, come se vedessero ma non fossero coscienti di stare vedendo. Il rapporto vedere /non vedere è dapprima pretesto per la narrazione di una vicenda umana che commuove il lettore e funziona drammaturgicamente: Molly Sweeney è opera di esperto uomo di teatro. Eppure quest’opera è molto di più: ‘la cecità’ di Molly è declinazione contemporanea di una metafora cara in primis alla tradizione drammaturgica irlandese e a molta letteratura contemporanea. Si cercherà quindi di presentare quali siano i precedenti drammatici di Molly Sweeney, rimandi teatrali e letterari non tutti evidenti ai lettori e a un pubblico italiani. Molly Sweeney però prende anche spunto dal un caso clinico riportato da Oliver Sacks e inoltre fa riferimento alla discussione di natura epistomologica e psicologica che prese le mosse dalla famosa domanda rivolta dallo studioso di ottica Molyneaux al filosofo Locke nel 1688. Tale domanda, che sollevò un ampio dibattito fra intellettuali di diversa provenienza, riguardava la possibilità che un cieco avesse, una volta riacquistata la vista, di riconoscere un oggetto senza toccarlo, avendone avuta esperienza fino a quel momento solo in forma sensoriale.
Molly Sweeney e i precedenti letterari, Molly Sweeney e la ricerca neurologica contemporaneo, Molly Sweeney e il dibattito epistemogico del Settecento danno dunque conto dei molteplici piani di lettura di quest’opera. Un ultimo interessante ‘piano di lettura’ è infine proposto della traduzione di Marta Gilmore e Monica Capuano, messa in scena dal Teatro Metastasio di Prato nel 2007 per capire che opera sia diventata la ‘Molly Sweeney italiana’ per lo spettatore e la critica teatrale italiana.