Martedì 14 maggio 2019 - ore 17.00
Sala conferenze della Biblioteca Statale “S. Crise”, L.go Papa Giovanni XXIII n.6
Incontro con il dott. Domenico Guerrini
A cura del prof. Maurizio De Vanna
Sul concetto di salute l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dato numerose definizioni, ma nel mondo delle dipendenze cosa vuol dire salute? E' solo astinenza dalle sostanze? Possibilmente senza soffrire per questa astinenza. Senza dimenticare che ci sono le conseguenze legate all'uso delle droghe: malattie infettive come l'epatite virale ma non solo, malattie cardiovascolari, metaboliche, respiratorie, lo sfruttamento e la compromissione degli accessi venosi, i danni di una cattiva alimentazione.
La tossicodipendenza è una malattia cronica recidivante. Per chi ne è affetto la salute fisica, psicologica, morale legata ad una vita affettiva, lavorativa, sociale soddisfacente risulta inevitabilmente compromessa. Con questa premessa il concetto di vita migliore possibile si annuncia come unico obiettivo perseguibile senza illusioni di cancellare il passato anche se lontano e quasi dimenticato.
L'aspettativa di vita è ridotta, la qualità della vita è alterata non solo dalle malattie, ma da rilevanti problematiche sociali, economiche, giudiziarie; le conseguenze della tossicodipendenza comportano percorsi di cura faticosi, il pericolo di ricadute è incombente e l'immagine che uno si porta appresso è un fardello costante. L'atteggiamento nei confronti della prevenzione è nullo, la compliance a superare le piccole e grandi difficoltà per arrivare ad un esame specialistico o strumentale pure. Il SERT ha a disposizione un percorso preferenziale con il reparto Malattie Infettive e con il Centro Studi Fegato per la cura dell'epatite virale e le sue conseguenze e con l'MST (Malattie a trasmissione sessuale), ma è scoperto negli altri settori della medicina. Come tutti i cittadini anche i tossicodipendenti hanno il medico di famiglia, l'Ospedale, gli ambulatori specialistici, ecc. ma i percorsi diagnostici e terapeutici risultano spesso incompleti o abbandonati.
Alla luce di questi aspetti mi sono riproposto di mettere a disposizione la mia capillare conoscenza dell'Ospedale, ritagliandomi una sorta di ruolo di "procuratore medico" in aiuto al medico di famiglia ed ai colleghi psichiatri, esperti ed impegnati in altre problematiche. In mezzo a non poche difficoltà dovute a ritardi, appuntamenti mancati, ticket esosi, dimissioni volontarie o ricoveri rifiutati, sono riuscito a portare avanti diagnosi e terapie, a seguire ricoveri ospedalieri e successive dimissioni, a mantenere rapporti costanti con gli ambulatori specialistici. Ho guadagnato la fiducia dei malati ed ho trovato in Ospedale molte porte aperte dove ho bussato.
Ho scoperto che con un po' di pazienza si possono curare malattie semplici come l'anemia nelle donne giovani, l'ipertensione arteriosa, le infezioni cutanee da autoiniezioni endovenose errate o malattie più complesse come il diabete, l'epilessia o il dolore da precedenti traumatismi. Ho scoperto situazioni cliniche che non immaginavo come le variazioni di peso (di decine di kilogrammi!) legate all'uso e all'abbandono della cocaina. Ho scoperto che paradossalmente una grave malattia può diventare la molla per abbandonare definitivamente l'uso delle sostanze e concentrare le forze nella cura di essa.
Ho cercato di mantenere un approccio comprensivo senza giudizi o pregiudizi, partendo dall'idea che siamo tutti un po' dipendenti da qualcosa, dipendenze "lecite" come il lavoro, gli hobby, gli interessi a volte vissuti in maniera eccessiva.
Seguendo i tossicodipendenti da sostanze illegali non ho toccato il problema dell'alcoolismo (per questo il SERT ha un settore specifico con la sua équipe), del gioco d'azzardo e del fumo; quest'ultimo è e rimane un grave fattore di rischio cardiovascolare, respiratorio e neoplastico vista la sua enorme diffusione nel mondo delle dipendenze (e mi riferisco al fumo di sigaretta): dovendo combattere l'uso delle droghe pesanti e nell'ottica del male minore e dell'impossibilità a impedire tutto mi sono adeguato alla realtà, ma mi sono impegnato a combatterlo nella quota di diabetici percentualmente presenti descrivendo loro con la maggior enfasi possibile gli enormi danni a cui andavano incontro.
In conclusione mi sono fatto l'idea che un medico internista non è sprecato nel mondo delle dipendenze, ma nelle ristrettezze del Servizio Sanitario Nazionale non mi illudo che in futuro questa figura sarà istituzionalizzata; forse, per ora, vista la sua peculiarietà, sta bene che rimanga nell'ambito del volontariato di qualche pensionato che vuole lavorare ancora per un po'.
Dott. Domenico Guerrini - Dopo circa 40 anni di attività operativamente, scientificamente, didatticamente e felicemente dedicata quasi per intero alla Medicina d'Urgenza, in cui ha conosciuto da vicino il mondo della tossicodipendenza, adesso, da pensionato, da circa tre anni, ha deciso di dedicare una parte del suo tempo al SERT, nel settore delle dipendenze illegali.
Per questa attività opera con un contratto onorifico, a titolo volontario e gratuito, come medico internista consulente, in un contesto in cui lavorano psichiatri, psicologi, infermieri, assistenti sociali, educatori.