Mercoledì 30 settembre, giovedì 01 ottobre 2020 - ore 16.00
Sala conferenze della Biblioteca Statale “S. Crise”, L.go Papa Giovanni XXIII n.6
Incontro a cura del dott. Francesco Cenetiempo
II prestigio del documentarismo, deriva dal Coraggio delle sue sperimentazioni.
Senza sperimentazione il documentario perde ogni valore e cessa di esistere.
(Alberto Cavalcanti, scenografo e regista cinematografico)
Spesso si incorre nell’errore di ritenere il documentario come una riproduzione fedele della realtà, quasi come se la vita fosse colta in flagrante.
Ma sappiamo che non è così.
Il documentarista per dar luogo al proprio racconto per immagini, opera delle scelte narrative alla stregua del cinema di finzione. Questa dinamica si riflette fortemente sul linguaggio documentaristico, poiché documentando la realtà contemporanea la mette in discussione.
Va ribadito che in Italia, diversamente da paesi come la Francia dove a questo genere di cinema si è affiancato, sin dal primo dopoguerra, un appropriato dibattito teorico, il genere documentaristico ha attraversato un percorso accidentato e spesso contradditorio al punto di essere considerato, da una certa critica, come un figlio di un dio minore.
Questo non ha frenato il percorso creativo e civile di una generazione di autori (Gandin, Di Gianni, Mangini, De Seta, Del Fra, Pasolini, Mingozzi, Andreassi, Sani e altri) che con grande rigore morale, lontani dalla società-spettacolo e da un dilagante conformismo politico-culturale, sono rimasti semmai fedeli a un sempre vigile pessimismo della ragione, una ragione appassionata alle grandiose dinamiche della storia ed insieme alle minime vite degli uomini.
Sono queste le motivazioni, che dai primi anni Sessanta, hanno spinto Massimo Sani a realizzare programmi memorabili per la televisione con l’intento di fare dello schermo a tubo catodico, che da non molto era entrato nelle case degli italiani, il luogo privilegiato della memoria storica del Novecento.
Videoregistrazione della 1^ giornata
Videoregistrazione della 2^ giornata
SCHEDA BIOGRAFICA DI MASSIMO SANI
Massimo Sani (Ferrara, 21 agosto 1929 - Roma, 21 luglio 2018) è stato un autore e regista televisivo e cinematografico, giornalista e autore di teatro. Laureatosi a Ferrara in chimica pura (con 110 e lode e pubblicazione della tesi), dopo un periodo dedicato alla ricerca scientifica nel campo della polimerizzazione dei derivati del petrolio e alla produzione industriale della gomma sintetica (ricerche svolte presso l’Istituto «Guido Donegani» di Novara e con una borsa di studio «Fulbright» al Massachusetts Institute of Technology di Boston, U.S.A) ha iniziato ad occuparsi di cinema nell’ambito del Cineclub Fedic-Ferrara, realizzando corti, fiction e documentari a partire dal 1952. Collaboratore della Radio-Televisione Italiana dal 1956 al 1958 e corrispondente della rivista «Epoca» e dei periodici del Gruppo Mondadori in Germania dal 1958 al 1965, tornato in Italia e trasferitosi definitivamente a Roma è stato fino al 2001 autore e regista della RAI-TV per programmi culturali, film-inchiesta e teatroinchiesta destinati alle tre reti del palinsesto nazionale.
In ambito giornalistico ha collaborato per i periodici culturali «Il Mondo», «La Fiera Letteraria», «Il Ponte» e per diversi quotidiani nazionali. Tra il 1964 e il 1977 ha scritto e diretto film-documentari cinematografici di argomento culturale e storico per la TV tedesca (A.R.D. e Bayerischer Rundfunk) in collaborazione con Helmut Dotterweich e Pierre Hoffmann, realizzando inoltre per la Regione Emilia- Romagna il lungometraggio Nelle terre del Delta: uomini e Po (1976). Per il teatro ha scritto alcuni testi di teatro-documento quali Settembre 1920: l’occupazione delle fabbriche (1969) - menzione speciale al «Premio Riccione» per il teatro (23.ma edizione, 1969), pubblicato sulla rivista «Il Dramma» (settembre 1970) e rappresentato dai programmi teatrali della RAI (1971) - e Norimberga 1945: il nazismo alla sbarra, curando inoltre per la RAI la versione italiana del radiodramma «Roulette russa» dello scrittore tedesco Alfred Andersch.
I suoi lavori - per la cui realizzazione ha collaborato con autori quali Italo Alighiero Chiusano, Guido Fink e Vincenzo Mantovani, storici come Giorgio Rochat e Angelo Del Boca e musicisti come Benedetto Ghiglia e Domenico Guaccero - hanno ottenuto numerosi premi e riconoscimenti nazionali e internazionali: primi premi ai festival di Montecatini, Boston e Cannes per cortometraggi a soggetto e documentari; medaglia d’oro del Presidente della Repubblica al «Premio dell’Inchiesta Filmata»; finalista al «Prix Italia» del 1987. L’ultimo importante riconoscimento nazionale è stato attribuito al film inchiesta Prigionieri italiani nell’ambito della «Rassegna del Documentario Italiano - Premio Libero Bizzarri» nel 1999.
È stato a lungo membro del direttivo dell’A.N.A.C. (Associazione Nazionale Autori Cinematografici) contribuendo in maniera determinante allo sviluppo della normativa sul diritto d’autore in Italia e in Europa; delegato A.N.A.C. alla Alliance Mondial du Cinema e alla F.E.R.A. (Fédération Européenne des Réalisateurs de l’Audiovisuel); fondatore e socio garante dell’A.A.M.O.D. (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico); fondatore e membro del direttivo dell’Associazione «Giornate degli Autori - Venice Days» della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e di «Officina XXI secolo», realtà, quest’ultima, di formazione e produzione in ambito televisivo e cinematografico rivolta alle giovani generazioni, dalla cui attività è nato, tra l’altro, il film-inchiesta Roma 1944: l’eccidio alle Cave Ardeatine (1994).
Come regista ha partecipato alla realizzazione dei seguenti film collettivi di impegno civile: Sabato 24 marzo (1984 - difesa della scala mobile), I funerali di Enrico Berlinguer (1985), 12 novembre: le pensioni (1994), Un mondo diverso è possibile (2001, Genova G-8), La primavera del 2002 - l’Italia protesta, l’Italia si ferma (2002), Per la pace (2004). Ha preso parte a numerosi convegni di studio sul cinema e la storia, tenendo inoltre corsi di aggiornamento per insegnanti di scuole superiori sulla didattica della storia e seminari sul tema «Lo schermo della storia» presso alcune università italiane e istituti di storia della Resistenza. Da ultimo, per il suo intenso e costante impegno a favore dell’incremento delle relazioni culturali e artistiche tra l’Italia e la Germania, nel febbraio del 2015 Massimo Sani è stato insignito, dal Presidente della Repubblica Federale Tedesca Joachim Gauch, della «Verdienstkreuz am Bande», massimo riconoscimento al merito. La sua intera produzione cinematografica e televisiva, così come la gran parte del suo personale archivio di lavoro cartaceo e fotografico, si conserva a Ferrara all’interno del «Fondo Massimo Sani», curato da Massimo Marchetti e depositato presso l’Istituto di Storia Contemporanea presieduto da Anna Quarzi.
Prenotazione necessaria. La partecipazione al convegno è a ingresso libero e si svolgerà nel rispetto della normativa Covid-19. L'accesso sarà consentito fino al raggiungimento della capienza massima di 30 persone. Chi non avesse la possibilità di entrare, potrà seguire l'evento in diretta via Facebook. Per le due giornate che si terranno presso la Sala conferenze della Biblioteca Statale "Stelio Crise" sarà necessaria la prenotazione telefonando al numero/scrivendo all'e-mail: 040.366744 - info@circoloculturaeartits.org.
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