Martedì 20 aprile 2021 ore 17.30
Incontro con il prof. Pier Virgilio Dastoli
A cura del prof. Stefano Amadeo
Abstract
La Conferenza sul futuro dell’Europa, suggerita da Emmanuel Macron alla vigilia delle elezioni europee nel maggio 2019 e fortemente sostenuta dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea, riapre il cantiere dell’Unione europea oltre dieci anni dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona che fu firmato dai paesi membri nel dicembre 2007.
Dal luglio 1987 fino al dicembre 2009, i trattati europei sono stati sottoposti a regolari processi di revisione e di verifica perché il trattato di Maastricht è entrato in vigore nel novembre 1993, quello di Amsterdam nel maggio 1999, quello di Nizza nel febbraio 2003 ed infine quello di Lisbona nel dicembre 2009.
Dalla firma del Trattato di Lisbona in poi l’Unione europea è stata sottoposta a stress test a causa scenari avversi in parte imprevedibili che hanno messo a dura prova la sua capacità di resistere e rispondere a sviluppi negativi di carattere economico-finanziario (la crisi originata nel 2008 dal fallimento della public company attiva nel mercato dei titoli statunitensi Lehman Brothers, di carattere demografico (la gestione dell’aumento dei flussi migratori a causa di guerre, fame e disastri ambientali emersi negli ultimi dieci anni), di sicurezza interna (gli attentati rivendicati o attribuiti allo Stato islamico dal 2015 in poi ma anche la dimensione transfrontaliera della criminalità organizzata) ed infine di carattere sanitario (la pandemia da Covid-19).
Di fronte a questi stress test è apparso sempre più rilevante il conflitto politico fra chi ha sostenuto che la risposta alle crisi richiede un rafforzamento delle sovranità nazionali e dunque degli Stati nazione provocando una crescita dei movimenti euro-ostili in quasi tutti i paesi europei e chi invece ritiene che i quattro scenari avversi abbiano una dimensione transnazionale e richiedano dunque risposte transnazionali.
Collocandosi al centro di questo conflitto dal punto di vista della necessità di una risposta transnazionale, Emmanuel Macron ha lanciato nel settembre 2017 un’iniziativa per una “Europa sovrana, unita e democratica” che si è poi concretizzata nel marzo 2019 nella proposta della Conferenza sul futuro dell’Europa non come luogo di decisione e di negoziati per rivedere i trattati ma come spazio pubblico (secondo la terminologia usata da Juergen Habermas) di confronto fra la democrazia rappresentativa (le istituzioni) e la democrazia partecipativa (i cittadini).
In vista dell’apertura della Conferenza, che avrà luogo il 9 maggio a Strasburgo in parte in presenza e in parte a distanza), vorrei approfondire con voi tre aspetti del dibattito sul futuro dell’Europa (il che implica una riflessione non solo sul destino dell’Unione europea ma più in generale sugli equilibri politici ed istituzionali nel continente europeo) che riguardano i contenuti del progetto europeo nei suoi aspetti di policies e di politics, il metodo per dare delle risposte alla capacità dell’Unione e dei suoi stati membri di reagire a degli sviluppi avversi e dotare l’Unione di una sua autonomia strategica nel mondo globalizzato e interdipendente, l’agenda necessaria affinché i risultati del dibattito sul futuro dell’Europa si traducano e si concludano in un processo di verifica e di revisione del sistema dell’Unione in occasione delle elezioni europee nel maggio 2024.
Potremo tornare sul tema, nel corso della Conferenza sul futuro dell’Europa, auspicabilmente tutte e tutti in presenza nel prossimo autunno a Trieste.
Pier Virgilio Dastoli - nato ad Anzio il 12 maggio 1949, avvocato e giornalista – è stato assistente parlamentare di Altiero Spinelli dal 1977 al 1986 negli anni in cui il Parlamento europeo ha condotto l’azione costituente che ha portato all’approvazione del “progetto di Trattato che istituisce l’Unione europea” (14 febbraio 1984).
Dopo aver lavorato nel Parlamento europeo fino al 2003, è stato direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea fino al 2009 e si è quindi impegnato nel Gruppo Spinelli fino al 2014 quando ha lasciato le istituzioni europee.
Fin dagli anni ’70 ha militato nelle organizzazioni di ispirazione federalista e nella promozione della cittadinanza attiva europea avendo fondato e coordinato l’intergruppo per l’Unione europea nel Parlamento europeo dal 1986 al 1995, promosso nel 1995 come segretario generale del Movimento europeo internazionale il Forum Permanente della Società Civile europea che è stato alle origini della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, animato la partecipazione del mondo accademico e associativo nella Convenzione sul futuro dell’Europa dal 2001 al 2003.
È presidente del Movimento europeo in Italia e insegna diritto dell’Unione europea nelle Università italiane.
È membro attivo di alcune associazioni impegnate nel mondo della cultura come il Centro Italo-Tedesco Villa Vigoni, Il Mulino, l’ASTRID e lo IAI.
Ha scritto vari saggi sulle questioni europee fra il 1989 e il 1999 per la casa editrice Il Mulino e, più recentemente, per la Casa Editrice Egea (“C’eravamo tanto amati: Italia-Europa, e poi?”) e per Castelvecchi (“Per non sciogliere l’Unione europea: un progetto, un metodo e un’agenda”).
Anima e coordina dall’autunno 2019 la piattaforma italiana sul futuro dell’Europa nel quadro della Conferenza proposta da Emmanuel Macron il 4 marzo 2019 che sarà avviata il 9 maggio 2021 e che dovrebbe concludersi nella primavera del 2022.
È stato insignito dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano insieme al presidente del Consiglio Romano Prodi del titolo di Commendatore al Merito della Repubblica italiana ed è cittadino onorario di Saint Alban nella regione Occitania (Francia).
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